La nostra storia
Potete leggere il libro di Serena Innamorati “L’AFFRATELLAMENTO” (SCARICA il pdf)
Grazie all’iniziativa in ricordo di Serena Innamorati (10 Maggio 2019), abbiamo digitalizzato e reso disponibile questo raro e preziosissimo lavoro fatto da Serena per il centenario dell’Affratellamento (1876-1976).
- Le origini
- 1866 - 1920
- 1922 - 1952
- 1952 - 1983
- 1983 - 1999
- 1999 - 2006 Il Restauro
- Attività recenti
- Il cinema al Teatro Affratellamento
La prima rappresentazione “moderna” del futuro Quartiere della Colonna – Ricorboli è il disegno di Emilio Burci, conservato presso gli Uffizi; si tratta di una veduta di Firenze dalla Villa di Rusciano. La mancanza del campanile di Santa Croce, del Baccani (1847), nel profilo della città e il Ponte S. Ferdinando o “ponte sospeso”, successivamente di San Niccolò o “di ferro” ancora integro (sarà distrutto dall’alluvione del ‘44), collocano il disegno intorno alla fine degli anni ’30 dell’ ‘800; con qualche incertezza si possono identificare, oltre l’antico oratorio di Ricorboli, almeno tre edifici tra cui una casa colonica secentesca, sita all’incirca dove sorgerà l’Affratellamento.
L’antropizzazione di quell’area trasforma in fertile campagna quello che risulta un “renajo” accanto a “Ricorbolj…llargho br 700 e llungho br 1550” nel disegno a penna, inchiostro e acquerello del 1503, oggi a Windsor, di Leonardo da Vinci.
La storia del “luogo” come insediamento urbano inizia con la decisione di spostare a Firenze la capitale del regno d’Italia (settembre 1864); l’edificazione del nuovo quartiere fuori Porta S. Niccolò è una delle prime conseguenze, determinata dalla necessità di adeguamento di una città sostanzialmente immobile all’interno delle mura trecentesche, che sono anche i confini del Comune.
Il consiglio comunale delibera con sollecitudine, il 22 novembre 1864, un complesso ordine di provvedimenti che riguardano:
– l’ampliamento della città, prevedendo un incremento di 30.000 abitanti;
– il miglioramento e l’adeguamento dello stato delle infrastrutture di pubblico interesse;
– le opere di sistemazione e difesa dell’Arno;
– la nuova cerchia di viali, sull’area delle mura abbattute;
– la realizzazione dei viali dei colli.
Con l’occasione vengono corretti i nuovi confi ni del Comune, sopprimendo o ridisegnando alcune Comunità limitrofe, assorbendone in tutto o in parte il loro territorio; tale assetto rimane inalterato fino al 1911, verrà poi ancora modificato nel 1926/29.
Per progettare e dirigere tali modificazioni, l’Amministrazione Comunale affida l’incarico all’architetto Giuseppe Poggi che in tempi rapidi progetta:
– l’edificazione di nuovi quartieri per circa 50.000 nuovi residenti;
– la redazione di un nuovo regolamento edilizio;
– la costruzione dei nuovi lungarni e altre opere di difesa dal fiume;
– la realizzazione della nuova cerchia di viali sull’area delle vecchie mura.
La città borghese vuole essere ed è diversa dalla città medioevale e rinascimentale; intanto per un aspetto economico, legato al valore delle aree edificabili intorno ai nuovi viali ma, anche simbolicamente, come apertura al territorio in una prospettiva di espansione teoricamente illimitata.
Il Piano del Poggi verrà approvato per parti successive in modo tale che l’approvazione dell’ultima parte varrà anche come approvazione dell’intero Piano.
Per quanto concerne il Piano del nuovo quartiere della Colonna-Ricorboli, approvato il 23 marzo del 1865, gli elementi costitutivi sono:
– rettifica dei confini con Bagno a Ripoli, coincidenti con via Erbosa;
– l’innesto del nuovo viale dei Colli e una via denominata Argine (poi Lungarno Ferrucci) fino a via Villamagna, dalla piazza antistante il ricostruito “ponte di ferro”;
– la maglia dei primi otto primi nuovi isolati, quale nucleo iniziale del futuro insediamento nella piana di Ripoli.
Il 1° aprile 1866 la Società Anonima Edificatrice inizia la costruzione di uno stabile di case popolari sull’allora via di Ripoli, poi via Gian Paolo Orsini, che sarà interamente abitato già il 1° maggio dell’anno successivo. Tra il ’67 e il ’69 iniziano anche le prime lottizzazioni, le prime di una lunga serie. Un’ infrastruttura importante, come il nuovo viale dei Colli, e la costruzione di residenze popolari sui terreni più distanti dall’ultimo lembo edificato determinerà una valorizzazione delle aree intermedie, con forte premio per la rendita fondiaria oltretutto sollevata dai costi delle opere di urbanizzazione.
Poiché lo schema risulta conveniente, si avranno altre repliche: nel 1911, avendo impostato Viale Giannotti, si realizzano altre case popolari, quelle di via Erbosa, addirittura oltre il confine comunale, in territorio di Bagno a Ripoli; poi ancora le case popolari del Paradiso che precedono i villaggi del Bandino e San Marcellino; poi ancora con il villaggio di Sorgane e, più di recente con la saturazione, tramite la legge 167, dell’area intorno al viale Europa, compiendo la “colmata” della parte fiorentina della piana di Ripoli. Il nuovo rione sorge quindi sugli ex renai, all’insegna della contiguità tra ceti popolari, piccola e media borghesia artigiana e mercantile, ceti altolocati; questa composizione si rifletterà sul corpo sociale dell’Affratellamento, non solo nel corso dei primi anni. In calce ad una vetusta copia dello Statuto dell’Affratellamento, redatta dopo la Liberazione e approvata nella prima legittima assemblea al rientro in possesso della sede, un’anonima scritta a mano reca: “Da informazione avuta da vecchio socio risulterebbe che un primo nucleo costituì una società fra gli operai del rione nel giugno 1873 e solo tre anni dopo fu costituita la Soc. Nuovo (!) Affratellamento “.
L’Associazione si costituisce il 1° luglio 1876, dapprima come Società Corale, quasi immediatamente evolve in Società di Mutuo Soccorso. Le classi subalterne, sconfitte da quell’esito risorgimentale entrano nella storia d’Italia come soggetti del progresso democratico; inizia un processo di crescita che s’intreccia con l’esigenza di difendere realtà sociali penalizzate dai primi governi, della destra storica, del nascente stato unitario. La “conclusione conservatrice” del Risorgimento, come nota Ernesto Ragionieri, non aprì la partecipazione dei ceti popolari alla vita politica e istituzionale ma non poté, neppure, controllare compiutamente e chiudere allo sviluppo del processo di organizzazione sociale e politica delle classi subalterne, sviluppo che scaturiva anche dal Risorgimento stesso. Siamo agli inizi della consapevolezza del rapporto tra cause economiche ed effetti politico-sociali che porta, anche, allo viluppo di una rete di Associazioni popolari. La Fratellanza Artigiana sorgerà a Firenze già nel 1860 per iniziativa del “partito d’azione”, per impulso di Mazzini e l’opera infaticabile di Beppe Dolfi; l’atto fu importante di per sé e per le numerose filiazioni cui dette luogo.
La Fratellanza Artigiana sorgerà a Firenze già nel 1860 per iniziativa del “partito d’ azione”, per impulso di Mazzini e l’opera infaticabile di Beppe Dolfi ; l’atto fu importante di per sé e per le numerose filiazioni cui dette luogo. Siamo all’inizio di un processo lento e difficoltoso che durerà quasi un trentennio: la maturazione dei ceti lavoratori e intellettuali in classe generale porterà alla formazione di propri istituti : la Lega delle Cooperative, le Camere del Lavoro e il Partito. Siamo all’inizio di un processo lento e difficoltoso che durerà quasi un trentennio: la maturazione dei ceti lavoratori e intellettuali in classe generale porterà alla formazione di propri istituti : la Lega delle Cooperative, le Camere del Lavoro e il Partito.
Dalla prima fase di formazione delle Società di Mutuo Soccorso, generalmente su basi di categoria e mestiere, alla Fratellanza Artigiana, si giunge ad una seconda fase di costituzione di Associazioni sul territorio, promosse oltre che dai ceti popolari anche dai ceti borghesi e aristocratici, per impostazione filantropica e paternalistica dapprima, con il pronunciamento di “rinuncia” alla politica che si declina affermando la riduzione dell’ingiustizia, l’educazione del popolo, l’associazione tra capitale e lavoro, il miglioramento dei costumi e dell’educazione; questi principi si correlano, da subito, con i primi elementi concreti di resistenza, mutualità e solidarietà che affrontano le condizioni materiali degli strati più disagiati. L’arco delle correnti politiche di riferimento varia dai garibaldini ai mazziniani, dai democratici radicali ai liberali, repubblicani ma anche monarchici, dagli anarchici internazionalisti ai socialisti.
A Firenze si tengono due Congressi delle Società operaie Affratellate, il IX° nel 1861 e il XVI° nel 1886; il 21-22 ottobre ’76 viene convocato a Firenze un congresso di internazionalisti (socialisti anarchici) che sarà represso ancora prima d’iniziare con arresti e processi intrecciati con altri procedimenti in corso (Firenze 1875, Bologna 1876). Dal 1864 si hanno a Firenze ripetuti soggiorni di Bakunin. Anche l’ambiente politico e sociale fiorentino fu profondamente influenzato dagli avvenimenti della Comune di Parigi; al 1872 risale il primo tentativo di costituire anche a Firenze una sezione della Prima Internazionale. La situazione economica del decennio 1865/’75, già molto pesante per le classi più deboli (dal “corso forzoso”, ’66, alla tassa sul macinato), a Firenze si appesantirà ulteriormente dopo il 1870 con il trasferimento improvviso della capitale a Roma; con grave contraccolpo e forte crisi finanziaria del comune, che si protrarrà fi no a metà anni ’30 del nuovo secolo, con l’ aumento del prelievo fi scale, del costo della vita e con il restringimento dei livelli di occupazione; si determinano, così, agitazioni, scioperi e tensioni politiche.
Risalgono al 1874 i primi tentativi insurrezionali degli internazionalisti toscani; anche in Firenze e dintorni si registrano tumulti annonari (aumento del prezzo del grano), sciopero alla Manifattura Tabacchi; in successione si hanno episodi a Pisa, Livorno, Lucca, Prato e altre località, fino alla formazione di un vero e proprio comitato rivoluzionario. In seguito a questi fatti, e ai fatti delle Romagne, ci sarà una reazione di arresti e si ebbero i processi di Firenze (1875) e Bologna (1876). Elio Conti, ne “Le origini del socialismo a Firenze 1860-1880”, cita l’esistenza a Ricorboli di un gruppo “internazionale” che si desume dal decreto di scioglimento del Prefetto del 19 aprile 1877. E’ in questo clima e in queste condizioni, appena evocate, che si apre un’altra fase di costituzione delle Società di Mutuo Soccorso, tra cui anche l’Affratellamento, con il crescente superamento della chiusura corporativa di categoria e mestiere, peraltro ragione di una più vivace dinamica di rivendicazioni.
Le Associazioni sono uno strumento di crescita politico-culturale che dalla mutualità, per continuità e rottura, porterà alla fondazione di cooperative di consumo, produzione, lavoro e credito, alla fondazione della prima Camera del Lavoro quale primo passo per la costruzione della CGL, grande e unitario Sindacato nazionale (1906). Antonio Conti, consigliere dell’ Affratellamento, sarà una figura centrale nello spostamento su posizioni socialiste del sodalizio e sarà uno dei protagonisti del processo costitutivo della Camera del Lavoro di Firenze, nonché il suo primo Presidente nel 1893. Una delle prime assemblee delle Società di Mutuo Soccorso per discutere la bozza di statuto si terrà proprio all’Affratellamento nel 1892.
In quell’anno si giunge anche alla fondazione del Partito Socialista, l’organizzazione politica della classe operaia. Dall’avvicendamento della sinistra risorgimentale al periodo giolittiano, dopo la provocazione di via Nazionale, gli scioperi delle trecciaiole e la stretta reazionaria di fine secolo, si attua una crescita non sempre lineare che porterà al consolidamento ed allo sviluppo politico del proletariato; con la partecipazione alle elezioni amministrative e politiche e, alle prime affermazioni dei socialisti: Pescetti, primo Sindaco di Sesto Fiorentino, poi deputato di Firenze, e Sangiorgi Sindaco di Firenze nel 1907.
In questo contesto si coglie l’importanza dell’Affratellamento nel quartiere e il ruolo cittadino assunto, insieme ad altre importanti Associazioni (quali ad esempio le SMS di Rifredi e Andrea del Sarto).
Il superamento del numero chiuso dei soci, l’affrancamento dalle Presidenze onorarie saranno insieme atto di apertura e fattore determinante di crescita e chiarimento politico.
Il pellegrinaggio a Caprera nell”87 e la foto, ingenua e commovente, della gita “pedestre” a Villamagna (1902), il Gonfalone con i simboli della “carità e del lavoro” l’ambulatorio medico, la cooperativa e la sede periferica dell’Università popolare, fino alla costituzione della sezione femminile dell’Affratellamento, testimoniano un percorso di grande significato politico e culturale; impossibile immaginare altrimenti la vita sociale senza questa presenza nel quartiere e quella delle altre SMS, del Bandino,della Nave a Rovezzano e del Colle dei Moccoli.
Prima di superare il numero chiuso dei soci, fissato in 50 nel primo Statuto della SMS, si costituì, nel 1885, in Ricorboli un’altra Associazione con il nome di Società di Mutuo Soccorso, Istruzione e Lavoro per iniziativa degli esclusi.
Dopo poche settimane la divisione “di forze e di animi” fu ricomposta, fondendo le Associazioni in una sola e assumendo il nome di Società di Mutuo Soccorso il Nuovo Affratellamento, Istruzione e Lavoro.
La vecchia sede di via Rusciano diventò subito inadeguata per la forte crescita. Pertanto negli anni 1887/88 si realizzò una nuova sede che fu inaugurata il 13 maggio ‘88 dal Presidente Oreste Niccolini, alla presenza di numerose Società consorelle con i loro Gonfaloni. Nel ‘98 verrà realizzata la sala teatrale e si costituirà, quindi, l’attuale circolo, che per la Colonna rappresenterà, il “luogo” di una vita culturale e politica intensa, a cui darà nuovo impulso lo stesso Antonio Conti successivamente divenuto Presidente.
Luogo importante che arriverà ad ospitare, nel 1910, un congresso nazionale della Federazione Giovanile Socialista. Notevole il movimento politico contro la guerra, quella di Libia e quella del 1915/18.
Durante la guerra le donne assunsero un ruolo importante nel mondo del lavoro fiorentino. Numerose donne diventarono socie dell’Affratellamento. Si ringrazia il sig. Umberto Tommasini per averci fornito la foto 1918_’20(?) della sezione femminile del Circolo con il loro vessillo.
Nel 1922 l’Affratellamento si trasforma da società di fatto a società di diritto con cambiamento della denominazione (più semplicemente SMS l’Affratellamento di Ricorboli); il nuovo statuto fu registrato il 4 marzo. Alla fondazione del Partito Comunista risale la conduzione unitaria del Circolo tra le due anime della sinistra moderna.
L’anno delle leggi eccezionali segna anche la caduta in mano fascista; fino ad allora il circolo era stato punto di riferimento, anche morale, per i democratici antifascisti della zona e, con l’impegno nel Soccorso Rosso, sostegno concreto ai detenuti e perseguitati politici. Non importa in questa sede descrivere il crescente clima d’intimidazione e violenza di quegli anni. L’Affratellamento fu occupato da un gruppo di squadristi che ne prese possesso in nome della federazione fascista; il numero dei soci scese da circa 500 a 285 in breve; quando nel 1930 fu indetta l’assemblea per fascistizzare lo statuto i presenti erano 62; nel 1934 fu chiusa la cooperativa (Alleanza) aperta ai primi del ‘900; nel febbraio del ’39 fu convocata un’altra assemblea : quattro presenti, più il presidente, deliberarono la “donazione” al partito fascista, ratificata l’anno successivo con rogito notarile. Oltre la violenza anche la vigliaccheria del dolo.
All’indomani del 25 luglio l’Affratellamento torna ad essere luogo dell’antifascismo, fino all’occupazione tedesca di Firenze, l’11 settembre; soltanto con l’entrata in città, da Gavinana e dalla Colonna, dei partigiani, qualche giorno prima della Liberazione di Firenze (11 agosto ’44), i primi venti soci rientrarono, definitivamente, in possesso del loro circolo. Questo gruppo di soci, vecchi e nuovi, si riappropriò della sede devastata dai nazi-fascisti in fuga: la ricostruzione dell’Affratellamento vale come paradigma della ricostruzione, ben più dolorosa, del Paese. Per accortezza legale dell’avvocato Francesco Ferrara, nel dicembre ’44, fu richiesta al Tribunale, da 1/5 dei soci, la convocazione dell’assemblea per la totale assenza degli amministratori estendendo alle SMS la legislazione delle S.p.a.; questo mise al sicuro l’Affratellamento dalla possibile accusa d’illegittimità.
Il Tribunale ordinò la convocazione dell’Assemblea della SMS Filippo Corridoni, così la denominazione fascista; l’11 febbraio ’45 un’assemblea di 185 soci elesse il nuovo Consiglio, approvò il nuovo statuto, ripristinò quasi esattamente il nome, Società Ricreativa l’Affratellamento in Ricorboli; Luigi Mariotti, futuro ministro della Repubblica, fu poi eletto Presidente, succedendo a Rao Bocciolini. L’Intendenza di Finanza chiamò in causa rivendicando la proprietà dell’edificio e pretendendo un canone di affitto; il 20 febbraio 1947, nel dibattimento, il Tribunale attribuì completa ragione all’Affratellamento stabilendo la nullità dell’atto di “donazione” del ’39 e, quindi, la continuità di diritto della Società, respingendo su tutta la linea le eccezioni sollevate dall’Ufficio controparte.
Il circolo fu restituito per sentenza ai legittimi proprietari prevenendo l’ondata scelbiana di appropriazione di tante SMS, Case del Popolo, sedi di cooperative e del sindacato, come se fossero state davvero beni del disciolto partito nazionale fascista. Il ritorno in possesso dell’immobile sanciva anche nel quartiere la superficialità della fascistizzazione in generale, non solo all’Affratellamento; del resto l’avversione al regime si era già manifestata con i tanti giovani della Colonna e di Gavinana che scelsero la Resistenza, molti dei quali caddero nel tragico eccidio di Pian d’Albero nel giugno del ’44. Per decisione del CLN di zona furono attribuite sedi ai partiti della rinnovata democrazia; alla DC fu attribuita l’ex sede del fascio rionale, al PCI la villa “Merlo Bianco”, al PSI l’Affratellamento. Il ritorno dei vecchi proprietari tolse la villa al PCI che fu accolto all’Affratellamento dai compagni socialisti; nel frattempo iniziava la realizzazione di quello che poi sarà il circolo Vie Nuove.
La Liberazione segna la ripresa della vita democratica e della socialità ; furono riunioni politiche ma anche teatro (con i primi passi artistici di Renzo Montagnani, Gianna Giachetti, Ferruccio Soleri, Mario De Mayo ), ballo, cinema, musica, gruppi artistici, escursionistici e sportivi; fu costituito il circolo culturale Garcia Lorca (che vivrà una nuova stagione negli anni ’60); ci furono gli allestimenti delle barche del Ghidini per la Rificolona e altre feste ma anche la solidarietà per gli alluvionati del Polesine, una sottoscrizione per la carrozzina di Arnaldo, la battaglia civile per la riapertura della scuola Michelangiolo e l’assegnazione delle case agli sfollati che vi avevano trovato un riparo.
Insomma fu la ripresa di tutte le attività, compreso l’ambulatorio medico, eccezione fatta della cooperativa chiusa dai fascisti nel ’34; ma anche questo neo venne superato ben presto con una nuova cooperativa, seppure non più legata all’Affratellamento.
Nel 1952 fu indetta un’assemblea straordinaria per modificare lo Statuto e per decidere l’ampliamento del circolo; l’architetto Ugo Saccardi illustrò il progetto di modifica dell’edificio, progettato e realizzato dall’ingegnere Ulisse Guarducci (1887/88) e dal lavoro volontario di tanti soci, inclusa la sala teatrale; lo sforzo finanziario per sostenerli fu molto rilevante compreso il lavoro (al solito : volontario e gratuito) dei soci.
Nel 1956, dopo i fatti ungheresi, ha inizio la divaricazione politica tra i socialisti e i comunisti determinando una ricaduta anche nei rapporti interni all’Affratellamento con una grave frattura tra i due partiti; il Consiglio si dimise e si procedette a nuove elezioni; intervennero le federazioni provinciali per comporre e dirimere le questioni arrivando a sancire una gestione paritetica del circolo. Il ruolo di alcuni indipendenti fu molto importante per il successivo equilibrio; da allora, anche nei momenti di più aspra polemica politica tra PCI e PSI, la conduzione unitaria dell’Affratellamento non è stata più in discussione e sempre confermata.
Nel 1964 fu realizzata una struttura prefabbricata sulla “pista”, denominazione convenzionale del teatro all’aperto; questa sala ebbe un uso polivalente,da sala da ballo (con la breve parentesi di una sorta di Piper fiorentino) a palestra; in precedenza le serate danzanti si svolgevano in teatro (vedi le fotograife di Gigi Fiumicelli, già nel 1959). Successivamente queste attività di ballo si spostarono nella sala attigua al Teatro che riprese la sua principale deputazione, di luogo per gli spettacoli.
La sera del 3 novembre 1966 la commissione ricreativa, presieduta da Nello Burresi, si riuniva per concordare con Dory Cei il rinvio dell’inaugurazione della sua stagione teatrale al fine di consentire a Dario Fo di portare all’Affratellamento il “Ci ragiono e canto”; di fronte ad un evento di tanto prestigio,ed una promozione così rilevante, l’accordo fu trovato con tutta tranquillità e la riunione si concluse con grande soddisfazione di tutti,”more solito”, intorno alla mezzanotte anche se pioveva a dirotto. Al mattino fuori e dentro l’Affratellamento c’erano oltre cinque metri d’acqua d’Arno.
Per le strutture del circolo ci furono gravi danni, più la perdita degli arredi del teatro e delle attrezzature del bar, la perdita della biblioteca e dell’archivio sociale.
Il “Casone” antistante, quello ottocentesco dell’Anonima Edificatrice, fu lesionato in maniera irreparabile, tanto da doverlo abbattere e ricostruire all’inizio del nuovo decennio: nel ricambio dell’insediamento la Società venne così a perdere anche gran parte del suo corpo sociale in un modo che perdura tutt’oggi, seppure con l’intreccio di altri motivi. Dalla fine degli anni ’60, anzi proprio dal ’68 fino all”83 venne a prendere un sempre maggiore rilievo l’attività teatrale, riavviata proprio con Dario Fo nel ‘69/’70.
La crisi post alluvione fu superata con l’innesto del gruppo di giovani studenti del CUT, poi Teatro della Convenzione, poi Centro Teatrale Affratellamento. Il teatro fece assumere un ruolo crescente al circolo, conferendogli un’identità peculiare, fino a giungere ad una dimensione nazionale per la sua qualità, anche con la Bottega di Vittorio Gassman, e poi con Sepe e Chiti e la formazione di nuovi talenti fiorentini. Ma la mono-specializzazione, oltre il “lustro”, comportò una modificazione dell’Affratellamento, con altre ripercussioni sugli iscritti.
In questa situazione si celebrò l’anniversario della fondazione, il primo secolo di esistenza nel 1976.
L’evento traumatico avvenne nel”83 quando, in seguito all’incendio del cinema Statuto di Torino con numerose vittime, si ebbe un profondo cambiamento della legislazione antinfortunistica: ciò comporterà la brusca interruzione dell’attività teatrale. Il circolo e la sala teatrale si trovarono all’improvviso fuori norma: senza risorse per un adeguamento e con la secca trasformazione delle sue partite di giro in un debito. Occorreva adeguarsi e, ovviamente, occorrevano risorse straordinarie; una parte dei soci, soltanto frequentatori del teatro, migrò dove si continuava a svolgere tale attività. La storia dell’ultimo periodo (1983 – 2006) è la storia di un farsi e disfarsi d’innumerevoli ipotesi di finanziamento e ad ogni caduta, superando comprensibili forti tensioni e delusioni, con grande pazienza occorreva tessere una nuova tela.
Alla fine del 1987, ritenendo di avere finalmente intrapreso la strada giusta e di avere “la soluzione”, il circolo chiuse per procedere ai lavori; dopo un primo periodo l’esaurimento delle risorse e il mancato afflusso di altri finanziamenti, anche più che promessi, impedì il completamento delle opere; il circolo si trovò ad essere un cantiere interrotto fino al 1999. Il resto è cronaca di questi ultimi anni; varrà la pena di percorrere gli avvenimenti (che poi sono storia di un trentennio), magari producendo la seconda edizione, ampliata e aggiornata, del volume edito per il centenario della fondazione.
A questo proposito sono stati riallacciati i contatti con Serena Innamorati, l’autrice di allora, che si è dichiarata disponibile al nuovo lavoro; inoltre si pensa che il Centro Studi e Documentazione per la Storia del Movimento Associativo, recentemente costituito dall’ARCI di Firenze e diretto da Luigi Tomassini, possa validamente contribuire alle varie fasi di ricerca . L’inizio degli anni ’90 segna la scomparsa, per cause molteplici, delle forze politiche di nostro riferimento con una loro trasformazione e ricollocazione. Mentre il tempo passa permane la memoria, anche se affievolisce (con l’esigenza poi di doverla riscoprire), emergono intenzioni e progettualità per un rinnovato ruolo delle Associazioni. Le modificazioni intervenute in questo periodo ci danno nuovi problemi per la riflessione ma anche la possibile sperimentazione e iniziativa necessaria.
Fra tanti altri e numerosi nodi, la chiusura (“assenza”) dell’Affratellamento pone alcune questioni. Intanto un primo compito di riqualificazione dell’intero settore urbano in una vita di relazioni scarse, centrate quasi esclusivamente sulle funzioni residenza e attività lavorative, con la mancanza di una connotazione socio-culturale per la generalità delle persone; per alcuni aspetti ci sono “assenze” che riguardano la città nella sua interezza, estendendone le funzioni pregiate a tutto il territorio; in questo ambito si determina a ragion d’essere e ruolo dei circoli e del tessuto delle Associazioni; non è e non può essere la stessa cosa, indifferentemente, per la fisionomia e la vivibilità urbana. La seconda o, anzi, la terza rinascita dell’Affratellamento scommette su di una nuova capacità di “presenza” e concezione stessa dei circoli con attività improntate alla maggiore apertura, collaborazione e sinergia intanto con alcuni enti e associazioni che nel frattempo si sono stabilite nel quartiere, ma senza rapporti e relazione. L’Affratellamento costituisce il paradigma delle difficoltà diverse ma, se non ce l’hanno fatta ne’ il fascismo ne’ l’alluvione, neppure le vicende complesse degli ultimi anni hanno piegato la consapevolezza di un ruolo. La riapertura dell’antico sodalizio può aprire un arco di nuove energie per una rielaborazione complessiva che occorre per reagire allo sfacelo della nostra epoca nel nostro Paese, alla crisi economico- finanziaria ma anche al degrado etico-morale di questa nostra contemporaneità.
Dopo la stagione delle diagnosi occorre passare alle terapie, allora spetta a ciascuno, singoli o associati, apportare un contributo utile per poter superare i prossimi difficili anni, anche come presupposto di un rinnovamento della politica e delle sue istituzioni. La storia del circolo non è una storia minore, ci spetta il compito di dare continuità alle elaborazioni e realizzazioni di chi ci ha preceduti, dimostrando la capacità di stare al passo dei tempi e lasciare il “testimone” ai figli che verranno dopo di noi. Dalla Società di fine ‘800 a quella del XXI° secolo se “nomina substantia rerum sunt” il programma è delineato : una socialità che si fondi sull’integrazione etnica e culturale, attenta alle proposte delle nuove generazioni e alle vecchie e nuove marginalità recuperando e attualizzando, in chiave moderna, l’antico spirito del Mutuo Soccorso per una rinnovata e più alta solidarietà.
Sperimentazione, esercizio e formazione ma anche un luogo piacevole d’intrattenimento per la riscoperta di una frequentazione reciproca e uno scambio di umanità, quasi smarrita. Le proposte più diverse possono dare una possibilità a chi sente l’esigenza di esprimersi, di avere qualcosa da dire e proporre agli altri e fare con gli altri. Allora si possono trovare strumenti e risorse, senza piegarsi solo sulle grandi istituzioni; si possono determinare strumenti legislativi e risorse per la conservazione, la tutela e lo sviluppo di un grande patrimonio comune che è il nostro stare insieme.
Il progetto iniziale per “il completamento e l’adeguamento normativo della sede sociale, con allestimento della sala polifunzionale”, fu presentato alla Regione Toscana per accedere al finanziamento del “Programma pluriennale degli interventi strategici nel dicembre del 2002″.
A seguito di quel progetto furono appaltati i lavori all’impresa “CITIS” con sede in Siena, con regolare contratto che prevedeva di completare le opere entro il dicembre 2005.
Dopo l’inizio dei lavori l’impresa eseguì opere per un importo di circa € 130.000,00; durante l’esecuzione di queste opere si sono manifestate incomprensioni sempre più evidenti fra la Direzione dei Lavori e l’impresa esecutrice e successivamente fra quest’ultima e la committenza.
Nel contempo la proprietà ha maturato l’idea di predisporre un nuovo progetto, allo scopo di perfezionare la stesura già approvata. Il nuovo progetto è stato affidato allo Studio Associato Lungani – Pacini di Firenze.
Tale progettazione si è resa necessaria per gli innumerevoli imprevisti manifestatisi sul corpo del fabbricato, durante le lavorazioni, ed anche per carenze progettuali relative agli impianti meccanici ed elettrici.
La nuova stesura, quella qui illustrata, è il “progetto completo” necessario per la messa a norma e per l’allestimento della sala polifunzionale del Teatro; ad oggi è stato realizzato uno stralcio funzionale, giudicato dalla proprietà realizzabile stante le disponibilità economiche.
Quest’ultimi lavori di completamento sono stati appaltati all’Impresa “CO,C.I. S.r.l.” di Enrico Ognibene, con sede in Rignano sull’Arno.
Lo stralcio rende comunque fruibili ed utilizzabili tutti gli spazi del teatro e della sede sociale della S.R. L’Affratellamento di Ricorboli.
Dal 1988 ad oggi sono state fatte, a più riprese, opere di carattere strutturale ed architettonico al fine di adeguare il complesso ad attività di pubblico spettacolo e alle attuali esigenze di sicurezza e prevenzione in caso di incendio. La realizzazione di tali opere è stata resa possibile grazie al contributo della Regione Toscana, del Comune di Firenze, dell’Arci e altre sue associazioni e la Fondazione Monte dei Paschi di Siena.
Opere di consolidamento e riorganizzazione
I lavori strutturali sono stati progettati e seguiti dallo studio Bonaiuti ed hanno riguardato tutto il complesso del Teatro e si possono così riassumere.
Palazzina prospiciente via Gian Paolo Orsini:
-
Sistemazione dell’ingresso con la creazione di una rampa per il superamento delle barriere architettoniche;
-
Sistemazione dei bagni sul lato sinistro prima dell’ingresso alla sala;
-
Realizzazione di vano ascensore adiacente alla vecchia scala;
-
Riorganizzazione della scala di accesso al piano ammezzato ed al piano interrato, in conseguenza della posizione del nuovo ascensore;
-
Sistemazione dei bagni al piano ammezzato;
-
Consolidamento e riconfigurazione della sala prove del piano primo e della sala riunione del piano sottotetto, con le nuove uscite che tengono conto dell’ascensore;
-
Sistemazione di locali di servizio per la gestione dell’intera struttura, tra piano primo e piano sottotetto.
Sala principale:
-
Riconfigurazione delle due uscite di sicurezza sul lato di via dei Baldovini;
-
Consolidamento del solaio e ampliamento del vecchio palcoscenico per adeguarlo alla normativa e alle nuove uscite di sicurezza;
-
Realizzazione sotto il palcoscenico di un piccolo ambiente di deposito a livello della sala;
-
Posizionamento sulla parete della galleriadi tutte le condotte degli impianti elettrici e di trattamento dell’aria;inoltre, le riprese dell’aria sono state realizzate lungo le pareti longitudinali della sala stessa;
-
Recupeo dell’ambiente antistante l’uscita di via dei Baldovini con la rimozione parziale della copertura in legno ormai fatiscente.
Camerini e sottopalco:
-
Il vano scala è stato dotato di un lucernaio sulla copertura;
-
Sono stati ricavati due bagni per gli attori sul lato sinistro della scala;
-
E’ stato sistemato un gruppo di 3 camerini alla quota – 0,20 del primo pianerottolo, un secondo grande camerino è stato realizzato alla quota -1,40 sotto il palcoscenico;
-
Lo spazio del sottopalco è stato risanato e riorganizzato, ricavandovi spazi di servizio;
-
Sempre alla quota -2,50 sono stati situati gli ambienti tecnici per un gruppo di continuità ed una riserva idrica che alimenta l’impianto antincendio.
Opere di completamento e allestimento
Dal 2004 sono iniziate le opere di completamento ed allestimento, progettate e seguite dallo Studio Associato Lungani – Pacini. Analogamente a quanto sopra descritto per gli interventi fatti sulla struttura del teatro, possiamo dividere gli interventi per l’allestimento in tre parti relativi a:
-
Hall di ingresso;
-
Sala teatrale principale;
-
Camerini e sottopalco.
Hall di ingresso
L’ingresso dalla strada sarà separato dalla Hall tramite una parete divisoria in acciaio e vetro.
Il pavimento dell’ingresso è stato realizzato in lastre di pietra “tipo Santa Fiora”, quindi di colore ocra caldo, della stessa colorazione sono pensate le tinteggiature delle pareti.
La pavimentazione in pietra accompagna fino all’ascensore e alla scala in pietra che porta al piano ammezzato. Invece, il pavimento del disimpegno ammezzato è in pietra serena come la scala recuperata.
È stato realizzato l’ascensore per il superamento delle barriere architettoniche dal piano terra fino al sottotetto.
Sala teatrale principale
All’interno della sala teatrale sono state previste tutte le opere necessarie per ospitare attività di pubblico spettacolo, ed offrire un alto livello di accoglienza del pubblico e garantirgli la sicurezza in caso di pericolo.
E’ stata prevista una buona mobilità, attraverso la sistemazione delle poltrone in file distanti fra loro almeno 110 centimetri, pertanto possono trovare posto nella sala 13 file di poltroncine da 9 e da 10 posti, sfalsate fra loro, per un totale di 124 posti.
Ai fini della sicurezza, in caso di incendio, all’interno della sala è stata prevista la realizzazione di quattro abbaini sulla copertura a botte della sala. Questi sono stati realizzati uguali a quelli già esistenti sul palcoscenico e saranno utilizzati per l’evacuazione dei fumi.
Lungo la linea di colmo della copertura a botte della sala, corre la condotta di immissione dell’aria dell’impianto di condizionamento. Da esso dipartono tre coppie di bracci che portano gli anemostati. Per coprire, almeno parzialmente questi impianti tecnici, si sono previste delle pannellature orizzontali, in legno di pioppo verniciato, che ospitano agli anemostati e sono sostenute da tiranti appesi alla volta di copertura. Queste pannellature serviranno anche, e soprattutto, a migliorare l’acustica del locale, oltre ad ospitare, ogni pannello, coppie di faretti incassati per l’illuminazione generale della sala.
Il palcoscenico originario è stato consolidato e quindi sostanzialmente mantenuto, ma è stato avanzato in fuori dal filo della scena per poter ricavare un spazio di proscenio profondo 1,80 m, da utilizzare come spazio per conferenze, lasciando il palco vero e proprio chiuso dal sipario.
Il tavolato di scena esistente verrà sostituito da uno nuovo, anch’esso in legno di pioppo e sollevato di circa 2 cm dalla soletta in calcestruzzo. Sotto il proscenio si ricava un piccolo spazio di deposito per le attrezzature di scena ed eventualmente per le file di poltrone movibili della sala, qualora lo spazio per il pubblico dovesse essere utilizzato per balletti o oltre manifestazioni. Nella sala è stato realizzato un parquet a doghe di rovere verniciato.
La galleria frontale al palco, al piano ammezzato, è il posto migliore da dove assistere ad uno spettacolo teatrale; per questo si prevede di utilizzare anch’essa per il pubblico. L’accesso avviene sempre dalla scala principale sulla hall: l’apertura è stata spostata per un migliore utilizzo dell’ambiente e per allineare l’ingresso alla galleria con quello della sala al piano terra.
Camerini e sottopalco
I camerini sono situati sul lato destro del palcoscenico, ad essi si accede dal palco stesso e sono disimpegnati lungo una scala in pietra serena. Sotto al palco sono stati riconfigurati un ambiente di servizio allo spettacolo, un ulteriore camerino per gli attori di dimensioni maggiori rispetto a quelli originari, i locali tecnici, il deposito e il disimpegno per raggiungere la scala dell’uscita di sicurezza.
In questa zona, utilizzata soprattutto dalle compagnie teatrali e dai tecnici, sono stati effettuati interventi di rifinitura, quali:
-
realizzazione dei nuovi intonaci;
-
realizzazione delle nuove pavimentazioni;
-
dotazione degli arredi fissi dei camerini;
-
tinteggiatura di tutti gli ambienti;
-
fornitura e posa in opera della porte a tenuta REI delle scale, delle finestre dei camerini e delle porte in legno di tutti gli ambienti.
L’unico intervento di natura prettamente costruttiva consiste nell’innalzamento della quota di calpestio del disimpegno prospiciente la scala che porta dall’interrato all’uscita di sicurezza su via Baldovini. Questo si è reso necessario per eliminare 6 gradini a fazzoletto della suddetta scala e creare una più agevole via di fuga dal piano interrato; infatti si è rialzata la quota del pavimento del disimpegno di circa un metro, portandolo in pari alla quota dei camerini attuali.
Uscita di sicurezza su via Baldovini
L’uscita di sicurezza di via dei Baldovini è di fondamentale importanza per l’adeguamento del teatro alle nuove norme di sicurezza antincendio, da essa potrà defluire la maggior parte del pubblico della sala in caso di evacuazione forzata e pertanto è stata attentamente recuperata come via di fuga.
Come è evidente dalle sopra descritte opere effettuate o che dovranno essere effettuate, gli spazi dell’Affratellamento sono stati profondamente riorganizzati al fine di raggiungere il massimo di sicurezza per attività di pubblico spettacolo, ma anche per adeguarli funzionalmente alle esigenze di una moderna attrezzatura e adeguati impianti scenici. Tutto ciò tenendo conto delle caratteristiche storiche di tali spazi, improntati a semplicità, sobrietà e austerità, che speriamo di non aver tradito.
A cura di Marco Lungani e Patrizio Pacini.
A conclusione dell’ultima fase dei lavori (2006) si è ottenuta la funzionalità della sede sociale del Circolo, con disponibilità di due salette nonché, a giudizio degli operatori, anche della stessa sala teatrale.
Alla fine del 2006 è stato possibile allestire un evento teatrale per il 40° anniversario dell’alluvione, quale anticipazione della riapertura dell’Affratellamento: “Città di fango” a cura di Centrale Produzioni.
Attività svolte nel corso del 2007:
- Assemblea dei soci del Centro Italia di Banca Etica
- Incontri settimanali del gruppo “Idee per Firenze”
- Conferenza/tavola rotonda: “L’unità della sinistra…”con Aldo Tortorella, Ersilia Salvato, Massimo Villone, presieduta da Pier Carlo Albertosi
- Assemblea SDI
- Presentazione del libro di Diego Novelli: “Come era bello il mio PCI”
- Conferenza del prof. Franco Cardini su “Cristianesimo e Islam” (organizzata da Soci Coop Firenze Sud)
- Riunioni e assemblea della Rete dei Comitati per la Toscana coordinati da Alberto Asor Rosa
- La mostra di architettura “ Florence EXIT”
- un ciclo quadrimestrale di lezioni del Conservatorio Cherubini di Firenze
- l’ospitalità della scuola “Musicarea” per lo svolgimento di corsi vari
- Allestimenti vari per l’Estate fiorentina (Teatro Cardigan, Zauber Teatro)
- Allestimenti di giovani compagnie
- Allestimento teatrale “Buttare il rospo dal cuore” con Istituto Gramsci
- Matinées varie per le scuole del quartiere, di Centrale Produzioni
- Laboratorio del gruppo Venti Lucenti per gli Istituti Morante/G. Conti.
Attività svolte nel corso del 2008
Questo mosaico di episodi si è accompagnato ad una riflessione attenta per dare una struttura anticipatrice delle future attività, coerente con la finalità di fondo, cultura e/é solidarietà e con l’obbiettivo del pareggio delle spese.
Attuazione della convenzione stipulata con:
- Fabbrica Europa per alcune manifestazioni collaterali al Festival annuale
- Laboratorio Nove: “progetto Cina”, per i mesi di ottobre e novembre
- Centrale Produzioni : “1968-2008, l’ultima generazione” a dicembre
- Campo Inferno” nell’ambito del Giornata della Memoria del gennaio 2009.
Disabilità e Teatro sociale
D’intesa con altre Associazioni del Quartiere (Ricorboli Solidale, Vie Nuove,Nuova Aurora) riteniamo di dover partecipare al progetto sulla disabilità che sviluppi ulteriormente quanto proposto dall’Istituto E. Morante alla Presidenza del Quartiere 3, in collaborazione con la Misericordia di Badia a Ripoli, Cooperative sociali Matrix, S. Tommaso d’Aquino e Fontenuova, Circolo Boncinelli. Questo progetto ha già ricevuto un significativo riconoscimento dall’Assessorato regionale per le Attività Sociali.
Inoltre l’Affratellamento intende sostenere il recupero di casa Martelli, adiacente all’Istituto Ortopedico Toscano, destinata ad un centro di riabilitazione ad alta intensità per la salute mentale.
Si è tenuta all’Affratellamento una riunione del coordinamento regionale delle associazioni dei familiari per la salute mentale.
- Nel frattempo, secondo le nostre possibilità e vocazione, si svolgono:
- il laboratorio teatrale dell’Ass.ne Venti Lucenti che prosegue il lavoro con gli allievi dell’Istituto Elsa Morante
- il laboratorio del gruppo Agatà e il gruppo di danza/terapia proposti dal Centro Salute Mentale dello I.O.T.
- le prove di allestimento di “Medea” del gruppo “Donne senza tempo“
- un allestimento sul tema degli incidenti sul lavoro con operai ENEL
- un allestimento del gruppo “Sinestesia”
- riunioni dell’Associazione donne “Florence Dragon Ladies”
- il laboratorio e master class di Soccorso Clown
- corsi di attività motoria rivolta ad anziani del quartiere a cura dell’UISP di Firenze
- accordo con l’Associazione LU.DI.CA. dell’Osservatorio di Arcetri, per il progetto di avvicinamento dei giovani alla scienza “Arcetri Incontra“
- esperienza con il Conservatorio Cherubini (con cui vogliamo mantenere rapporti) e la scuola Musicarea;
corsi di danza tenuti dal Centro Opus Ballet.
Quel che segue è il contributo e la testimonianza di Valerio Valoriani (scomparso a fine 2018) ed è contenuto nel libro “Il primo cinema non si scorda mai” a cura di Fabrizio Borghini e Luca Giannelli, prefazione di Franco Cardini (Ed. Scramasax-ideazioni)
IL CINEMA AL TEATRO AFFRATELLAMENTO
Più o meno cinquanta anni fa, tra l’estate e l’autunno del 1967, si insediò al teatro Affratellamento il Centro Universitario di Firenze, una giovane compagnia teatrale o gruppo di base, come si diceva allora, fondata da me insieme a lavoratori e studenti dell’università di Firenze, tutti rigorosamente non professionisti.
Dopo aver ripulito la sala teatrale di quel circolo dai residui dell’alluvione del novembre 1966 e ridipinto le pareti di un bel blu cobalto molto scuro per favorire l’oscuramento del locale durante gli spettacoli, il gruppo intraprese un’intensa attività di produzione e di ospitalità teatrale.
Accanto a questa principale vocazione il CUT dette vita fino agli inizi degli anni settanta a una serie di rassegne cinematografiche in collaborazione con il Consorzio di Attività Cinematografica dell’ARCI e il Cineclub Garcia Lorca, che proprio all’Affratellamento aveva svolto tra il 1948 e il 1952 e per un altro periodo all’inizio degli anni sessanta un’analoga attività.
La prima iniziativa organizzata, se non ricordo male, fu quella dedicata a Cinema e Fascismo, in cui si affrontava probabilmente per la prima volta in una Casa del popolo italiana, una rassegna abbastanza ampia del cinema fascista.
Tra i film proiettati: Vecchia Guardia, diretto da Alessandro Blasetti nel 1934; Lo squadrone bianco, diretto da Augusto Genina nel 1936. Luciano Serra pilota, diretto da Goffredo Alessandrini nel 1938; L’assedio dell’Alcazar, diretto da Augusto Genina nel 1940; La nave bianca, diretto da Roberto Rossellini nel 1941; Un pilota ritorna, diretto da Roberto Rossellini sempre nel 1941; L’uomo dalla croce, diretto da Roberto Rossellini nel 1943, film che di fatto conclude la trilogia fascista del grande regista italiano. Naturalmente tutti i film erano accompagnati da un’introduzione e seguiti da un dibattito spesso incentrato sulla contraddizione tra la forma estetica spesso notevole di quelle pellicole e il contenuto reazionario-propagandistico delle stesse. Una studentessa italo-americana, Victoria De Grazia, che frequentava allora corsi di storia a Lettere e Filosofia di Firenze e che è diventata in seguito docente alla Columbia University e una tra le maggiori studiose dell’esperienza dei Dopolavoro fascisti italiani, aveva partecipato alla gestione e all’ideazione della riflessione.
Un’altra delle rassegne organizzate sempre con la formula della presentazione introduttiva e del dibattito fu dedicata a Cinema e Guerra con film come All’ovest niente di nuovo (All Quiet on the Western Front), diretto da Lewis Milestone nel 1930; Addio alle armi (A Farewell to Arms), diretto da Charles Vidor nel 1957; Orizzonti di gloria (Paths of Glory), diretto da Stanley Kubrick nel 1957; La grande guerra, diretto da Mario Monicelli nel 1959; Morire a Madrid (Mourir à Madrid), diretto da Frédéric Rossif nel 1963; Per chi suona la campana (For Whom the Bell Tolls), diretto da Sam Wood nel 1943; All’inferno e ritorno (To Hell and Back), diretto da Jesse Hibbs nel 1955; L’arpa birmana (Biruma no tategoto), diretto da Kon Ichikawa nel 1956; I dannati di Varsavia (Kanał), diretto da Andrzej Wajda nel 1957; Ballata di un soldato (Баллада о солдате, Ballada o soldate) diretto da Grigori Chukhrai nel 1959; Le quattro giornate di Napoli diretto da Nanni Loy nel 1962; La battaglia di Algeri, diretto da Gillo Pontecorvo nel 1966; Berretti verdi (The Green Berets), diretto da John Wayne nel 1968. La rassegna aveva lo scopo di affrontare il tema della guerra nelle sue molteplici sfaccettature senza pregiudizi ideologici o semplicemente pacifisti.
Un terzo momento di cinema fu la rassegna dedicata alla nouvelle vague con una serie di film da Fino all’ultimo respiro (À bout de souffle), diretto da Jean-Luc Godard nel 1960, considerato il manifesto di questa tendenza, a Due o tre cose che so di lei (2 ou 3 choses que je sais d’elle), sempre diretto da Jean-Luc Godard del 1967; da I quattrocento colpi (Les Quatre Cents Coups), del 1959 a Jules e Jim (Jules et Jim), del 1962, ambedue diretti da François Truffaut, uno degli esponenti di spicco di quella scuola francese; da Hiroshima mon amour del 1959 a La guerra è finita (La guerre est finìe), del 1966 diretti da Alain Resnais; da La collezionista (La collectionneuse), del 1967, scritto e diretto da Eric Rohmer a l’intrigante Claude Chabrol, con i film da lui scritti e diretti Landru del 1963 e Stéphane, una moglie infedele (La femme infidèle), del 1969. La rassegna finiva con Parigi di notte, film a episodi del 1965, diretto dai registi Jean-Luc Godard, Claude Chabrol, Jean Douchet, Jean-Daniel Pollet, Éric Rohmer e Jean Rouch, concepito come una sorta di manifesto collettivo della “École du 16 mm” pour la Défense et Illustration de la Nouvelle Vague messo a confronto con Un uomo, una donna (Un homme et une femme) del 1966 diretto da Claude Lelouch, un film apparentemente commerciale, ma dai risvolti fortemente innovati sul piano del linguaggio e delle tecniche cinematografiche.
Avevano curato in particolare la sezione cinematografica del CUT Firenze due studenti: Andrea Martini, divenuto in seguito docente universitario di Storia del Cinema e direttore nel 1999 della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro e Giovanni Maria Rossi, poi critico cinematografico de L’Unità di Firenze e animatore con Claudio Zanchi fino al 2007 delle stagioni del cinema d’essai Alfieri Atelier nella stessa città.
Tra il 1969 e il 1971, in occasione della creazione degli spettacoli “Uomo Massa” di Ernst Toller (1969) e “Dada” (1971) fu organizzata un’intensa attività cinematografica in due distinti momenti, uno dedicato al cinema espressionista tedesco, con tra gli altri i film La bambola di carne (Die Puppe), film muto del 1919 diretto da Ernst Lubitsch; Il Golem – Come venne al mondo (Der Golem: Wie er in die Welt kam), film muto del 1921, diretto da Carl Boese e Paul Wegener; Il gabinetto del dottor Caligari (Das Cabinet des Dr. Caligari), film muto del 1920 diretto da Robert Wiene. Nosferatu il vampiro (Nosferatu, eine Symphonie des Grauens), film di 1922 diretto da Friedrich Wilhelm Murnau; Metropolis (Metropolis) film muto del 1927 diretto da Fritz Lang; l’altro dedicato al cinema delle avanguardie storiche con film come Thaïs film muto del 1917 legato al movimento futurista, diretto da Anton Giulio Bragaglia e Riccardo Cassano; Rhythmus 21 (1921) e Rhythmus 23 (1923) scritti e diretti da Hans Richter; Ballet mécanique film del 1924 del pittore Fernand Léger, considerato il migliore esempio pervenutoci di cinema cubista; Entr’acte, film del 1924 del regista francese René Clair; Anémic Cinéma film del 1926 dell’artista Marcel Duchamp, con la collaborazione di Man Ray; Un chien andalou cortometraggio del 1929 scritto, prodotto ed interpretato da Luis Buñuel e Salvador Dalí, e diretto dal solo Buñuel considerato il film più significativo del periodo del cinema surrealista; L’âge d’or film del 1930 diretto da Luis Buñuel; L’uomo con la macchina da presa (Человек с киноаппаратом, Chelovek s kino-apparatom) film del 1929, diretto dal regista sovietico Dziga Vertov.
Le due ultime esperienze cinematografiche furono realizzate nel 1971 e nel 1973, in collaborazione con la Rassegna Internazionale dei Teatri Stabili, come promozione nelle scuole medie superiori di quel festival all’interno di un ciclo di spettacoli, conferenze e film: la prima, intitolata Progetto Brecht comprendeva Berlino – Sinfonia di una grande città (Berlin – Die Sinfonie der Groβstadt), film documentario sperimentale tedesco girato a Berlino da Walter Ruttmann nel settembre del 1927 e L’opera da tre soldi (Die 3 Groschen-Oper), da Bertolt Brecht, film del 1931 diretto da Georg Wilhelm Pabst; la seconda dedicata in particolare alla commedia dell’arte comprendeva Nerone, film del 1930 scritto e interpretato da Ettore Petrolini e diretto da Alessandro Blasetti; Medico per forza del 1931, sempre con Ettore Petrolini, diretto da Carlo Campogalliani; Amanti perduti, film del 1945 in due parti (Les Enfants du paradis e Le boulevard du crime), scritto dallo sceneggiatore-poeta Jacques Prévert e diretto da Marcel Carné; La carrozza d’oro (Le Carrosse d’or) del 1952 diretto da Jean Renoir con Anna Magnani.
Infine un’avvertenza: ho ricostruito a memoria iniziative di quaranta/cinquanta anni fa, per cui può darsi che negli elenchi dei film citati ce ne sia qualcuno diverso da quelli originali o qualche altro invece omesso, nello scusarmi delle eventuali imprecisioni, ci tengo a sottolineare come comunque queste note rispecchino fedelmente lo spirito e le intenzioni di quei tempi ormai tanto lontani.
(Valerio Valoriani)