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Dicembre 5, 2024
9:00 pm

Mario Pirovano

in

Lu Santo jullare Francesco

di

Dario Fo e Franca Rame

Siete invitati dal

Comitato Cittadino NO Comando NATO
né a Firenze né altrove

La pace, la guerra, l’amore per la paura, lo spirito di fratellanza, il dolore e la gioia, la ricchezza e l’umiltà. Temi di ieri e di oggi in uno spettacolo che diverte, commuove e provoca. Un invito a tornare ad ascoltare parole dissacranti e sacre che Dario Fo seppe sempre mettere insieme e che Mario Pirovano oggi rappresenta magistralmente nel mondo.

UNA PRODUZIONE
COMPAGNIA TEATRALE FO RAME
C.T.F.R. SRL

INTERVISTA di Francesca Conti a Mario Pirovano, pubblicata ne “La Città Invisibile”

Giovedì 5 dicembre 2024, il Teatro dell’Affratellamento di Firenze ospiterà grazie al Comitato Cittadino NO Comando NATO, dopo 22 anni, Lu Santo Jullare Francesco, celebre opera di Dario Fo dedicata alla figura di San Francesco d’Assisi.

L’idea del Comitato è di utilizzare il teatro per riflettere sui temi di guerra, pace e disuguaglianze, sempre più urgenti nel mondo contemporaneo.
Il testo, presentato per la prima volta a Spoleto nel 1999, suscitò accese polemiche. soprattutto da parte della Chiesa. Padre Tommaso Toschi, figura controversa e anticomunista, accusò Fo di aver trasformato il santo in un precursore marxista, un “Che Guevara del Medioevo” secondo lo storico Franco Cardini. Scritto dopo il Premio Nobel per la Letteratura (1997), il testo celebra l’arte che “dileggia il potere restituendo dignità agli oppressi”. Fo tratteggia un Francesco rivoluzionario, che rinuncia alla guerra per abbracciare la giustizia sociale, ricordando che non può esistere pace senza equità. Un messaggio potente, oggi come allora, che invita a costruire un mondo più giusto per garantire sicurezza e rispetto per ogni forma di vita.
Sarà Mario Pirovano, che ha fatto parte della compagnia Fo-Rame in diversi ruoli, a portare in scena il testo di Dario Fo. È dal 1991 che Pirovano si esibisce in giro per il mondo i monologhi di Fo, come Mistero Buffo e Johan Padan, ha anche tradotto le opere di Fo per il pubblico internazionale.

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‘Il mio intento è far capire come San Francesco d’Assisi, spesso dimenticato soprattutto dai laici, sia stato il primo vero promotore di un movimento mondiale per la pace. Prima di Gandhi, Martin Luther King o altri leader, c’era Francesco, un rivoluzionario che ha sfidato il potere del suo tempo. È andato persino in Terra Santa, durante le Crociate, e si è messo davanti ai crociati per dire loro: “Che cosa state facendo?”. È stato cacciato, ma quel gesto rappresenta una modernità straordinaria.’

Un rivoluzionario, quindi, ma spesso associato solo alla sfera religiosa.

C’è una certa diffidenza nel considerarlo un modello universale, forse perché era un religioso devoto e profondamente innamorato di Cristo. Questo fa paura a chi è ateo o laico, ma è una visione miope. Francesco era un rivoluzionario, anche nella sua idea di “Madonna Povertà”. Parlava contro il potere e le disuguaglianze in modo che ancora oggi suona attuale.

Lo spettacolo ha avuto un successo internazionale. Puoi raccontarci di questa esperienza?

Ho avuto il privilegio di tradurre e portare Lu Santo Jullare Francesco in inglese in tutto il mondo: dagli Stati Uniti all’Australia, dal Pakistan all’Africa. Incredibilmente, questo testo non era mai stato tradotto prima in lingua inglese perché non ci credevano: pensavano fosse solo una “menata” sul solito santo italiano. Ma io, avendo visto nascere questo spettacolo, ero convinto della sua carica rivoluzionaria.

Come hai affrontato la traduzione teatrale?

Non è stata una semplice traduzione. Ho lavorato per rispettare il linguaggio teatrale, unendo gesto e parola, e ho persino recuperato termini medievali inglesi del tempo di Chaucer. Questo approccio ha avuto un enorme successo, tanto che negli Stati Uniti hanno richiesto ulteriori traduzioni per completare l’opera. Dario Fo stesso era soddisfatto dal mio lavoro e dalle recensioni entusiastiche.

Secondo lei, perché la figura di Francesco è stata spesso censurata?

Perché era scomodo. La Chiesa ha iniziato a riscrivere la sua storia già pochi decenni dopo la sua morte. Al Concilio di Narbonne, si decise che solo il Legenda Maior di Bonaventura da Bagnoregio sarebbe stato il racconto ufficiale della vita di Francesco. Tutto il resto fu distrutto. Questo perché Francesco, come i giullari del suo tempo, attraverso l’ironia, le metafore, raccontava verità che il potere voleva nascondere.

Qual è il messaggio di Francesco che trova ancora oggi più attuale?

La sua convinzione che la guerra sia inutile. Anche i pacifisti di oggi credono che la guerra serva solo agli interessi delle élite e dei produttori di armi. Francesco non capiva perché popoli con religioni monoteistiche simili, come cristiani e musulmani, dovessero massacrarsi. E per questo compì un gesto epico: attraversò il mare fino in Palestina, sfidò i crociati e andò a parlare con il sultano Al-Kamil, un musulmano della corrente Sufi, moderata e spirituale. È incredibile pensare che il Sufismo stesso abbia sviluppato una sorta di “francescanesimo”. Questo incontro è stato un momento straordinario nella storia del dialogo interculturale.

Qual è per lei il valore di questo spettacolo nel contesto odierno?

È più attuale che mai. Viviamo in un mondo dove parlare di pace è quasi proibito, proprio come ai tempi delle crociate. Ma Francesco insegna che solo costruendo giustizia e dialogo possiamo sperare in un futuro migliore. Ed è questo il messaggio che cerco di trasmettere, per ricordare a tutti che, ieri come oggi, il cambiamento è possibile.

Intervista su “La città invisibile”


Giovedì 5 dicembre 2024, ore 21

TEATRO AFFRATELLAMENTO
Via Giampaolo Orsini, 73 – Firenze

INGRESSO LIBERO*

Prenotazione obbligatoria
solo whatsapp o sms > 329 6235903

* Offerta suggerita contributo spese e donazione da 10€ : benefit per:
OperazColomba At-Tuwani, Palestina – Contributo affitto sede Fuori Binario


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