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Febbraio 10, 2019
5:00 pm

UN GIORNO PER IL RICORDO

10 FEBBRAIO 2019

La commemorazione civile nazionale del “Giorno del Ricordo” è stata istituita nel 2004 per ricordare le vittime innocenti delle foibe e delle persecuzioni e per commemorare l’esodo di circa 300.000 civili dai territori del confine orientale. I territori dell’Istria videro, in rapido volgere di anni, l’occupazione yugoslava affermarsi su tutto il territorio a est di Trieste, dal 1945.
Dopo la breve amministrazione italiana (1918-1943), l’occupazione dell’esercito nazista (1943-1945), i bombardamenti Anglo-Americani nella fase finale della guerra e dopo l’amministrazione provvisoria anglo americana (1945-1947), questi territori sono diventati a tutti gli effetti una parte delle Repubbliche Socialiste di Yugoslavia.

La cartina, disegnata con il pennino e l’inchiostro di china da un anonimo autore, riportata a pag.15 del testo “L’esodo dei giuliani, fiumani e dalmati” di Padre Flaminio Rocchi, Edizioni Difesa Adriatica, Roma 1970, mostra le varie opzioni di spartizione del territorio istriano in vista del Trattato di Pace di Parigi, firmato il 10 Febbraio 1947.

 
Padre Rocchi che è stato fino alla sua morte il presidente dell’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia, un vero antidoto alla nostra crisi identitaria, ha scritto precise e ampie testimonianze storiche – scomodissime negli anni ’70 – cercando di raccogliere anche dalla voce dei singoli quei pezzetti negati o/e sottaciuti delle vicende tragiche della nostra gente nel corso di lunghi anni.
Il trattato di Parigi, 10 Febbraio 1947
Nel trattato di pace firmato a Parigi il 10 febbraio 1947 prevalse la proposta peggiore per l’Italia che dovette rinunciare a tutta l’Istria e a  Fiume e a poche isole dalmate. che erano culturalmente italiane.
La perdita dell’Istria   fu una vera tragedia per gli italiani residenti, perché il legame con la madrepatria era fortissimo e molti preferirono l’esodo a una nuova amministrazione che esigeva  di rinunciare alla lingua italiana.
La popolazione partì in massa come avvenne a Pola nel febbraio 1947, per lo più  via mare  o con mezzi di fortuna via terra, lasciando vuote case e interi borghi.
Lo dimostrano alcune delle  città istriane dell’interno, molte delle quali sono tuttora  completamente spopolate, come  la bellissima  Piemonte d’Istria e quella di Portole.
Una nuova popolazione trapiantata dalla Bosnia, dal Montenegro  e da altre zone della Jugoslavia interna si sarebbe installata in alcune città soprattutto costiere, dove col turismo si poteva vivere discretamente,  e sarebbe andata a occupare le case degli Italiani scappati. 
Le carte geografiche  a colori mostrano i vari assetti del territorio istriano dalla fine della prima guerra mondiale a oggi.
La popolazione attuale ricorda con terrore le guerre dei primi anni ’90 successive alla frammentazione della ex Yugoslavia in più stati, le cosiddette guerre balcaniche i cui esiti furono decisi ancora una volta dalle bombe USA con l’approvazione dell’Italia e degli stati europei che non erano riusciti a intervenire diplomaticamente per comporre il sanguinoso conflitto.
Per la prima volta si parlava di “pulizia etnica”, ma questa pratica disumana è stata iniziata nei territori istriani subito dopo il 1943. Chi non era con Tito e i suoi partiguani doveva andarsene. Chi aveva sentimenti italiani doveva lasciare la sua terra, anche se era quella dei suoi avi. 
Le mappe, l'importanza di orientarsi nella storia...
 
Le mappe sono chiare immagini di come quei confini furono tracciati e contesi e di come, nel giro di poche decine di anni (tra il 1925 e il 1947 fino ad oggi), cambiarono, gettando la popolazione in un carosello di regimi diversi e opposti, che hanno portato la guerra la guerriglia la tragedia dei campi e delle foibe in quel popolo pacifico.
Sono dovute a Emiliano Rinaldi, che le ha create per la mostra fotografica di Lucia Castelli “Italiani d’Istria. Chi partì e chi rimase” , patrocinata dalla Fondazione Fossoli di Carpi. Rinaldi cortesemente le mette a disposizione della nostra iniziativa, per questa Giornata. 
Sono  pubblicate nel Catalogo della Mostra, edito da Sometti, 2018.
Perché ricordare il 10 Febbraio...

Un giorno per il Ricordo viene dedicato dalla Società Ricreativa L’Affratellamento di Ricorboli di Firenze alle vittime delle foibe, e a tutti gli esuli dalla Venezia Giulia, dall’Istria da Fiume e dalla Dalmazia, senza dimenticare chi rimase a custodire quei luoghi bellissimi di mare, a coltivare una terra rossa e generosa di frutti, a salvare le tradizioni artigiane a tramandare e rinsaldare la cultura e la lingua italiana pur nelle enormi difficoltà storiche e nei mutamenti di regimi e di confini. Chi rimase vide partire a volte per sempre parenti famigliari amici compagni compaesani e conterranei in massa in due successive ondate, nel 1947 e nel 1954, e poi con cadenze più allentate. Lasciarono completamente vuoti interi borghi, monumentali, in pietra. Si svuotarono in un soffio doloroso le case le chiese le scuole i negozi gli uffici le officine i cantieri… A questa enorme sofferenza, che dura ancora, (in special modo dopo la separazione dell’Istria, divisa tra due stati sovrani e assai diversi, Croazia e Slovenia) si aggiunge la antica irrisolta ferita di noi profughi che abbiamo lasciato la nostra terra senza mai speranza di rientrarvi, se non da turisti, da estranei, e siamo stranieri anche in patria, in Italia, a causa dell’oblio imperdonabile in cui siamo stati confinati dalle istituzioni. La giornata del ricordo fa parzialmente giustizia di quella rimozione consapevole da parte dell’apparato politico che ha censurato dai libri di storia le vicende del confine orientale per 70 anni. L’oblio è assai peggio della morte!

(Alida Vatta)


I brani letti nella serata sono tratti
da testi letterari che sono delle vere testimonianze

Silvia Fossati

legge

Giorgio Fossati, “Un amore dentro la guerra 1941-1945”

A cura di Fabio e Silvia Fossati, Edizioni Circolo Mennocchio, Udine, 2012

Paolo Lelli

legge

Anna Maria Mori e Nelida Milani, “Bora”

Edizione Frassinelli 1998, nuova edizione 2018

Alida Vatta

legge

Loredana Bogliun, “La forza della nostra identità,”

Intervento al Convegno di Trieste, “Italiani dell’Adriatico Orientale, un progetto per il futuro” presso il Circolo Istria, 24 ottobre 2018


Canti

FIRENZE VOCAL ENSEMBLE

DIRETTO DAL M° ENNIO CLARI

Bepi De Marzi (1935) • Signore delle cime
Trad. irlandes • An Irish Blessing
Ola Gjeilo (1978) • Ubi caritas
Steve Dobrogosz (1956) • Agnus Dei
Giuseppe Verdi (1813-1901) • Va pensiero


DOMENICA 10 FEBBRAIO 2019, ore 17 • INGRESSO LIBERO

Teatro L’Affratellamento • via Giampaolo Orsini, 73 – Firenze